ALF (Global Awareness of Life Form)

                      Nuova rivoluzionaria visione dell'esistenza umana

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Libero arbitrio (Analisi dettagliata)

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Gli uomini sono responsabili delle loro azioni?

 
Il libero arbitrio è un tema di estrema rilevanza in quanto determina le scelte di coloro che stabiliscono le leggi e gli ordinamenti delle varie nazioni. 

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Le religioni di tutto il mondo ritengono l’uomo capace di scegliere liberamente tra il bene ed il male, tra quello che è giusto e quello che è sbagliato. Per questo motivo ogni credente, alla fine della vita, viene sottoposto ad un giudizio divino che definisce il premio o la punizione per la condotta tenuta nell’esistenza. Anche le leggi di tutti i Paesi giudicano secondo regole che presuppongono la responsabilità diretta degli individui per quello che fanno, emettendo giudizi legati strettamente ad una presunta libertà d’azione che ha le sue radici nel libero arbitrio. 

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Definizione di libero arbitrio: possibilità dell’uomo di attuare scelte, senza essere soggetto ad alcuna necessità.

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Questo significa che, quando gli uomini eseguono delle azioni motivate dalle necessità di compierle, non si è in presenza del libero arbitrio. E’ molto, molto importante leggere attentamente la definizione per assimilarne il vero significato. Si noti che tale definizione non è una “nostra” supposizione, ma la troverete riportata in ogni serio dizionario linguistico. Alcuni riportano: possibilità dell'uomo di attuare scelte in piena libertà, il che vuol dire appunto senza alcun vincolo o condizionamento.

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Avendo appurato che, tutte le azioni compiute dagli esseri umani hanno l’esclusiva finalità di soddisfare il proprio sistema sensoriale (vedi:L'uomo persegue un'unica direttiva) possiamo affermare che: 

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nessuna azione fisica o mentale viene attuata senza che abbia un senso e non sia finalizzata da una precisa motivazione ad essere compiuta. 

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La nostra mente impone una ragione per ogni azione che si vuole fare, nessuna esclusa. Chi non fosse convinto di questo principio, provi a considerare che, se dovessimo agire in modo da eseguire delle azioni non motivate, saremmo giustamente presi per pazzi. 

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Quindi: ogni azione non logica, cioè illogica, risulta estranea alla natura umana. 

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Constatato che, nel libero arbitrio la scelta non deve, per definizione, essere determinata da alcuna necessità, tale concetto è inapplicabile al comportamento umano in quanto, non potendo contestare che ogni fatto o azione o pensiero della nostra vita debba avere forzatamente un significato e quindi nascere da una necessità, ogni determinazione umana non può essere in alcun modo soggetta alla condizione richiesta dal libero arbitrio. É quindi possibile affermare in modo certo che ogni azione umana è impossibile possa nascere dal libero arbitrio. Conseguentemente, non essendo rispettata la condizione essenziale per ottenere la libertà di arbitrio, cadono tutte le verità costruite sino ad oggi su di essa.
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Com’è possibile allora che gli uomini, nel compiere le loro azioni, abbiano la convinzione di scegliere liberamente?

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Non predestinazione degli eventi.

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Alcune ipotesi filosofiche hanno tentato nel passato di dirigere la cultura verso il pensiero razionale: il positivismo, il razionalismo, l’illuminismo, etc, erano rivolte a creare una migliore società stabilendo la vita su basi scientifiche. Avevano ragione supponendo che la scienza avrebbe cambiato il mondo ma le loro aspettative non ottennero il successo sperato. Perché? L’avvento del meccanicismo (conseguenza delle suddette filosofie) avrebbe implicato l’abolizione della fede, la quale rappresentava la principale filosofia della società di allora, l’unico supporto capace di dare conforto e speranza al futuro di quelli che pativano e soffrivano. Inoltre, condannando gli uomini all’ateismo, essi avrebbero imposto ai credenti un’esistenza senza alcuna compensazione per le ingiustizie sofferte in questo mondo.

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La più diffusa osservazione in difesa del libero arbitrio dice: se ogni evento fosse una conseguenza del precedente e causa del successivo, la ragione stessa non servirebbe a nulla poiché ogni cosa sarebbe già scritta e destinata ad accadere. Se l’uomo non avesse la possibilità di avere parte nel suo destino, significherebbe che tutto è predestinato, ogni evento sarebbe già scritto nella storia dell’umanità e a nulla servirebbe cercare di cambiare le cose perché esse accadrebbero in ogni modo. 

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E’ ovvio che, se ogni cosa fosse già destinata a accadere, qualsiasi analisi, deduzione e conclusione sarebbe inutile perché essa non potrebbe cambiare l’ordine degli eventi. In conseguenza di ciò fu deciso che gli atti compiuti dagli esseri umani fossero determinati dalla loro volontà, la quale a questo punto risulterebbe per fondamento: libera, autonoma ed arbitraria. Come stanno però le cose se applichiamo la ricerca oggettiva al nostro quesito? 

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Nell’universo gli avvenimenti accadono secondo un ordine che costituisce la nostra realtà naturale. Stabilito che, per cambiare gli eventi secondo un principio di non predestinazione è indispensabile che siano gli uomini stessi a poter intervenire con delle azioni che non siano già programmate dal medesimo ordine, osserviamo come nella realtà di tutti i giorni, l’istante d’inizio delle suddette azioni sia fondamentale per modificare l’ordine naturale delle cose. Se dovessimo inserire la nostra azione (cioè l’elemento perturbatore) in istanti successivi differenti, ci inseriremmo in una realtà esterna diversa, dato che essa si modifica ad ogni momento, cambiando tutto il senso direzionale degli avvenimenti. 

 

Per chiarire meglio: ogni persona per vivere ha la necessità di compiere determinate azioni, queste sono motivate dalle ragioni per compierle. Per attuare tali azioni si ha un intervallo di tempo variabile in cui esse possono essere svolte ed iniziate. Per esempio, se dovessimo andare da una città ad un’altra, è chiaro che dovremmo innanzitutto avere una buona ragione per farlo ed allo stesso tempo avremmo la necessità di giungervi intorno ad una determinata ora. 

 

Le variabili incontrate sul percorso, impediranno di conoscere con esattezza il momento d’arrivo, il quale sarà determinato dai molti fattori disposti lungo il tragitto, ma soprattutto dal momento della partenza. L’attimo in cui si inizia il viaggio è basilare per stabilire gli eventi che si vivranno, in quanto la realtà esterna si modifica ad ogni istante successivo. Tutti sappiamo quanto possa essere differente giungere ad un fatidico incrocio pochi istanti prima o dopo per evitare un tragico incidente, modificando in questo modo tutta la nostra vita. 

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L’ordine degli eventi è ovviamente legato alle piccole differenze di tempo in cui iniziano le azioni. E’ importante rilevare come le scelte del momento iniziale non siano motivate da alcunché, ne legate a necessità obbligate; nel caso succitato non si ha l’obbligo assoluto di cominciare il nostro viaggio in un preciso ed immutabile istante, esso può variare a nostra discrezione all’interno dell’intervallo approssimativo stabilito per la partenza. Quell’attimo iniziale è effettivamente determinato dalla nostra volontà, oppure può essere identificato come casualità, ma è certo che esso non è motivato da alcuna nostra necessità obbligata. In questo caso siamo davvero noi, in piena libertà, a scegliere quando partire perché per noi è indifferente avviarsi qualche minuto prima o dopo non avendo alcuna motivazione specifica per partire in un preciso e determinato istante. 

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In linea generale si può quindi asserire che ogni azione compiuta dall’uomo, possieda in sé due differenti prerogative: 

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Necessitando di una ragione specifica per essere compiuta, sia

     obbligatoriamente motivata.

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Abbisognando di un attimo iniziale che può essere invece stabilito

    arbitrariamente dalla casualità divenga imprevedibile.

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Nell’esempio sopra specificato l’unica causale non motivata da una costrizione è la determinazione dell’istante d’inizio, che non è essenzialmente legato ad un preciso ed invariabile momento. E’ proprio quell’istante ad inserire la nostra azione nella realtà esterna, modificando sostanzialmente il corso generale di tutti gli eventi, perché la nostra realtà si intreccia con quella altrui modificandola continuamente. La nostra libertà d’azione è solo relativa al tempo approssimativo in cui deve essere eseguita la necessità che, a sua volta invece, non è arbitraria, ma obbligata dal bisogno di compiere l’azione.

 
Nella vita di tutti i giorni possiamo esprimere la nostra libertà di decisione non solo stabilendo casualmente il momento iniziale degli eventi, ma anche scegliendo tra

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più soluzioni “paritetiche” o per meglio dire “equivalenti”.

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Se decidiamo di mangiare un determinato cibo, se optiamo di assistere ad uno spettacolo, o se pensiamo di seguire certe scelte anziché altre “di pari importanza”, operiamo con una certa libertà di arbitrio perché non siamo costretti da una specifica ed obbligata scelta. Quando abbiamo sete è evidente che l’azione del bere è motivata da una necessità obbligata, mentre sceglieremo il tipo di bevanda tra quelle che preferiamo senza essere costretti a prenderne una in particolare. Le scelte paritetiche sono moltissime nella vita di tutti i giorni e sono sempre dovute al caso, non a motivazioni obbligate. 

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Qui, Dio giocherebbe a dadi, per riprendere una nota frase di Einstein.

 
In pratica, siamo arbitri di noi stessi solo quando non è importante esserlo, mentre negli altri casi, esistendo una motivazione di base, sono gli eventi esterni, o la natura di come siamo costruiti, a condizionare il nostro cammino. 

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In conclusione bisogna convenire che: 

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anche se esiste la possibilità di essere arbitrariamente capaci di stabilire l’inizio delle azioni, o la scelta tra eventi paritetici, riuscendo così a cambiare tutto il futuro in cui vivere, non è possibile in nessun modo modificare le decisioni soggette a motivazioni obbligate, né è possibile cambiare le regole cui la materia stessa è soggetta, le quali determinano le ragioni obbligate del nostro agire.

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La nostra volontà è subordinata alla struttura fisica di cui siamo composti, la quale non dipende in alcun modo dal nostro arbitrio. Ogni nostro intervento è soggetto a regole fisiche che ci è impossibile cambiare.

 
Come principio si deve perciò concludere che: 

 

 

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esistono eventi paritetici soggetti a casualità, all’interno di necessità fisiche obbligate non soggette al nostro arbitrio.

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Tutto questo significa una cosa sola: 

 

 

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gli uomini non sono moralmente responsabili dei loro atti.

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Questa constatazione dovrebbe essere sufficiente a far considerare i rapporti umani in modo assai differente da quello universalmente diffuso, inducendo la società a cercare in altre direzioni le vere motivazioni della deplorevole condotta di tanta gente. 
L’esistenza degli esseri umani quindi, non può essere sottoposta in linea generale a giudizi di merito o demerito in quanto non sono soggetti al libero arbitrio. L’uomo ha solo 

 

l’impressione di essere artefice del proprio destino,

 

in realtà non lo è affatto. Egli può solo supporre con l’immaginazione di avere il potere di scegliere ma, l’immutabilità delle leggi fisiche, impediscono che tale situazione si verifichi. 

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Scoprire che l’uomo non è moralmente colpevole dei suoi atti ovviamente non significa che gli si possa permettere qualsiasi comportamento illecito con impunità, sono le motivazioni che inducono la società a punire i colpevoli che dovrebbero essere completamente differenti dal sistema puramente vendicativo che è tuttora usato (argomento non trattato). 

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NB: La casualità che determina le scelte equivalenti nella nostra dimensione è definita da complesse regole subatomiche che sono collocate oltre la nostra attuale capacità di comprensione. Non essendo in grado, a causa di limiti fisici, conoscere i dati che potrebbero rendere la determinazione degli accidentali eventi prevedibile, è corretto per ora assumere nei loro confronti il valore relativo dell’indeterminazione.

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